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Teatro Eden

Già col XVII secolo si formano le piccole bande di ottoni che accompagnano tutti gli avvenimenti politici e religiosi della comunità.
E con l’inizio del XVIII secolo si diffondeva spontanea quella passione innata dei nostri avi per l’arte filodrammatica, riallacciandosi alle idee illuministiche che nel settecento si 
prefiggevano di rinnovare culturalmente la società attraverso le lettere, l’arte la musica il teatro.
In questo clima nascono in Italia e in Toscana innumerevoli accademie : Gli Oscuri di Lucca, Imperfetti di Fivizzano, Rassicurati di Montecarlo, Assillanti di Pescia, Intronati, Rozzi e 
Discordi di Siena, Differenti di Barga, Percossi di Firenze, Provvidi di Bagni di Lucca, solo per accennarne alcuni.
Di questa Società o Accademia faceva parte il Teatro di Benabbio, esso era gestito in origine da una Accademia di Soci o Società di famiglie illustri Benabbine tra le quali anche in seguito avevano il privilegio di possedere "La seggiola"(o ingresso libero) come membri della società esercente il teatro.
Le famiglie che possedevano tale beneficio erano: Cianelli, Pierotti, Viviani, Benedetti, Tomei, Tofani, Tolomei, Contrucci, e Fiorini. L’accademia non dipendeva nel dal Comune di Benabbio ne dallo stato ma era una libera associazione filantropica, che proteggeva le arti filodrammatiche e musicali, tanto che le compagnie di attori benabbine erano molto famose nel territorio della Vicaria e oltre.
Notizie dettagliate parlano di recite al teatro di Bagni di Lucca di attori non professionisti , che si esibivano con grande successo alla presenza delle Loro Altezze Imperiali, Elisa  e Felice Baciocchi nei soggiorni ai Bagni di Lucca tra il 1805 e il 1814. Non vi sono tracce sui catasti ne sui registri delle Coltre (Tasse che si dovevano al Comune) sia sui registri del tardo XVIII secolo che dei successivi non essendo ne una  costruzione pubblica ne privata ma di vari soci.
Documenti successivi risalgono al 1863 per le richieste di permessi per il ballo rivolti alla Regia Prefettura di Lucca (Raccolte al N° 14 della VIII categoria filza 51 foglio 219 archivio  di Stato di Lucca) e la posizione catastale nel nuovo catasto unitario fondo U.T.E. foglio 20 Benabbio particella 2627, il Teatro è indicato di proprietà della Società del Teatro di Benabbio, e sempre nel volume n° 1399 sezione P pagina 165 troviamo: cellula 2627 Teatro di Benabbio alla voltura 586 rogata in data 17 aprile 1871 e 12 novembre 1871 Tobia di Alessio Contrucci mediatore tra il passaggio della vecchia Società alla Nuova Società del Teatro ceduto completo di tutto, e si indica le misure di braccia 301(misura Lucchese) e  l’importo annuo di tassa in Lire 30 e 80 centesimi, il resto è storia odierna.
Esaminiamo adesso la struttura architettonica del manufatto, la costruzione a un primo esame appare caratteristica, insolita la facciata trapezioidale mentre il lato sud ha una  forma tradizionale più logica.La facciata dalla strana conformazione a osservarla attentamente, con una sola falda di tetto, e mostra evidenti le varie fasi di ristrutturazione che l’edificio ha subito nel trascorrere del tempo. La probabile costruzione risale al 1780 data posta in una pietra angolare una prima trasformazione del manufatto è avvenuta nel 1863 data incisa   vicino alla porta dei palchetti, l’abbassamento della porta d’ingresso ben visibile caratterizzata da una targa di pietra sopra la porta con scolpito un fascio littorio deturpato e la data anno XIII dell’era fascista il 1935, in questo periodo si deve un ulteriore restauro e l’attuale impostazione del teatro. L’ultimo restauro eseguito nel 1987 ha cercato di dare un decente aspetto al teatro.
Non è mia intenzione tracciare una storia accurata sul teatro ma solamente una probabile ricostruzione architettonica dello stabile in tutte le sue fasi. Dalla data del 1780 partiamo per esaminare lo stabile, il suo inserimento in un tessuto urbano già esistente in un luogo abbastanza marginale rispetto al paese ma sulla via maestra che collega Benabbio al fondo valle vicino a locanda e albergo (le Sisti) permetteva di alloggiare attori e artisti per il buon funzionamento del teatro stesso. Facciata con due aperture su due livelli una per accedere ai palchi e l’altra che permetta l’accesso alla platea, incorniciata da stipiti di gusto tardo settecentesco con un’apertura circolare per dar luce ai palchi.
La facciata a sud presenta una struttura tradizionale con muratura in pietra e malta di subbione dove sono molto ben leggibili i vari interventi strutturali con una disposizione anomala delle sue quattro finestre aperte su vari livelli in contrasto con la linearità delle facciate. E’ su questo lato che bisogna indugiare per capire i trascorsi del manufatto, la riquadratura delle finestre mostra con certezza i vari modi di costruire, le riquadrature di tre finestre  sporgenti rispetto al filo della facciata le datano al XVIII secolo, mentre la finestra della platea riquadrata in muratura si adegua al gusto ottocentesco, mentre la finestra su livello  più basso aperta nel 1935 anche se rimaneggiata dimostra bene il periodo di realizzazione. La cantonata a sud è caratterizzata da due possenti file di pietre squadrate posizionate a sostegno dell’edificio a ponente e levante, è sopra la finestra ceca che sorgono i primi dubbi, a cosa dava luce? E perché chiuderla se quasi allo stesso livello troviamo un’altra finestra che illumina il palcoscenico chiusa per metà nella parte bassa, mentre come già detto la finestra della platea è della stessa epoca. Non abbiamo documenti per adesso sulle sistemazioni del teatro ma proviamo a ricostruirne la struttura: alla fine del settecento doveva presentarsi con un unico palco a matroneo nella parte della facciata e prendeva luce da una finestra alta mentre una finestra al centro della sala dava  luce alla platea, il palcoscenico incorniciato da due pilastri tuscanici era illuminato da una finestra come la sala, e dal palcoscenico una scala lignea permetteva di scendere in  platea, con sipario alla francese (alzabile verso il soffitto) illuminato da un lampadario al centro e da due applique ai lati del palcoscenico (ricostruzione tavole 3,4,5,6)all’esterno
(tavola 1) vi era una porta che permetteva l’accesso alla platea e una alla balconata presumibilmente balaustrata con  tavolette sagomate a colonnini sorretta da due colonne forse lignee ( da cui il nome "al Puntello") mentre il pavimento della platea in cotto con quadroni tipici del settecento. L’insieme dava un’immagine tipica settecentesca, la struttura era riscaldata da un camino in pietra posto sul palcoscenico ancora esistente. Intonacato a subbione come rilevato
nel restauro del 1985 che evidenziava tre strati d’intonaco e numerosissime tinteggiature ( si ignora se fosse decorato)
Questa struttura doveva essere insufficiente per le necessità del paese e quindi si decise di restaurarlo nel 1863, procedendo a una radicale trasformazione. La costruzione di un unico ordine di palchi a ferro di cavallo su tutta la platea permetteva di accedere agli spettacoli un maggior numero di persone. I lavori della società del teatro furono: chiusura della finestra che illuminava il matroneo (palchetto a terrazzo)ampliamento del palco a ferro di cavallo su tre lati della platea dai palchetti furono aperte due aperture che permettevano attraverso scale di legno di accedere al palcoscenico, fu aperta una finestra in platea sotto la chiusa per dare più luce alla  sala resa buia dai palchetti, al centro del palcoscenico fu aperta una buca per il suggeritore dove nelle serate di ballo veniva istallata una scala per accedere al palcoscenico, ove vicino alla scala vecchia veniva posto il buffet. I palchetti furono rinforzati con catene attaccate ai travi del tetto, una per lato, in facciata fu posta una nuova scala in pietra sostituzione della scala lignea la nuova scala veniva
montata a secco e tolta alla fine della stagione teatrale. Un nuovo intonaco uniformava l’interno della sala e al centro dell’architrave del palcoscenico fu dipinta la scritta EDEN. (tavole 8,9,10,11,12) Col 1871, viene cambiata la proprietà e nella Nuova Società del Teatro di Benabbio fanno parte le seguenti famiglie: Pierotti del Deputato, Tofani detti Michelucci, Tomei detti di  Pollo, Tolomei detti del Bartolone, e Benedetti detti Paolinelli, questa società gestirà il teatro fino a quando l’Ingegner Benedetti lo esproprierà a favore del Partito Fascista . Durante l’ottocento fino alla II° guerra mondiale il teatro vivrà il periodo di massima fama e splendore, le sue feste da ballo e le sue recite erano famose in tutta la provincia, i  festeggiamenti del carnevale i i veglioni del giovedì grasso erano proverbiali tanto che il ricordo è vivo anche ai giorni nostri. La nuova trasformazione del Teatro avviene in epoca fascista e nel 1935 si decide di trasformarlo ancora una volta. La caduta di un muro su parte dei palchetti in cattivo stato convinse il segretario del Fascio Lucchesi Amato a dare l’ordine di restaurare l’edificio, il pavimento della platea fu rifatto  in granito di cemento da Contrucci Giovanni detto Brogio, chiudendo la botola a valle dove suonava l’orchestra ai balli e dove alla fine dei favolosi balli venivano gettati i coriandoli. Rifatti i palchetti con la balaustra chiusa, tolte le catene e rinforzati e puntellati per paura del troppo afflusso Da cui nuovamente il nome amichevole di Puntello! Abbassarono  l’accesso ai palchetti e costruendo l’attuale accesso con due scalini, chiusero l’accesso a valle dai palchetti al palcoscenico aprendo un accesso a monte con una scala lignea ,  chiusero l’accesso al centro del palcoscenico e aprirono un nuovo vano dove prima c’era solo un basso magazzino, per uso degli artisti,una nuova sala. In facciata abbassata la  porta della platea fu affissa una targa in pietra con data e stemma fascista. Alcuni anni dopo furono tolti i puntelli e aggiunte delle longherine a monte e valle a sostegno dei palchetti, tale sistemazione sopravvisse fino al 1985 quando un incendio distruggerà  il palcoscenico , con rendere inagibile per un anno il teatro e quindi procedere alla sua ultima fase di restauro, che ha ridato lustro all’edificio ma la realizzazione in monocottura del pavimento del palcoscenico rende difficilmente agibile la struttura per manifestazioni teatrali. Questo Teatro ha dato vita alla Società filodrammatica di Benabbio che come gia detto si esibiva ai Bagni di Lucca alla presenza dei Sovrani residenti dal 1805 al 1859 , nel 1878 nasceva la Filarmonica di Benabbio su un esistente corpo musicale,in uso nello stato di Lucca fin dal XVIII secolo. Un ricordo va a quando i fastosi balli carnevaleschi finivano il martedi di carnevale tanto tardi che il prete si lamentava che i fedeli venivano in chiesa la mattina delle ceneri alla  messa delle sei con i coriandoli in testa! Come non ricordare il Povero Becco ! fantoccio simbolo del carnevale che veniva posto sopra una scala e subiva un consulto da parte di un fantomatico dottore e tra schiamazzi e  risa finiva bruciato davanti alla porta del teatro. Si ricordano le grandi quadriglie dirette in francese, e il passaggio obbligato alle paste! E i divini tortelli che il giovedì grasso si  mangiavano a teatro. E per la passione per il teatro come non pensare alle grandi compagnie che hanno calcato le tavole del palcoscenico di Benabbio da Ermete Zacconi a Gastone Monaldi con la celebre Morte civile di Giacometti nel 1925, al Benabbino Zeffiro Tolomei che insegnante dal Regio Liceo di S.Miniato rappresentò nel 1875 la sua commedia Ogniun per se e Dio  per tutti , rappresentata nel luglio del 1875 al teatro Accademico di Bagni di Lucca dalla famosa compagnia Ancorani. Nella primavera del 1884 la Filarmonica di Benabbio stupiva per la bravura eccelsa dei pezzi eseguiti al teatro di Bagni di Lucca come riportavano vari giornali dell’epoca applauditissimi dagli ospiti stranieri presenti nel capoluogo termale. Da ricordare tutte le tournee che le compagnie Benabbine recitavano in giro per la provincia fino agli ultimi anni sessanta quando la televisione ha rinchiuso tutti in casa appiattendo  la fantasia e la voglia di divertirsi. Speriamo si possa ancora una volta  riuscire a far rivivere il nostro glorioso Teatro Eden, anche solamente come luogo di aggregazione del paese di Benabbio.